Amazon ha oggi complessivamente oltre 382.000 dipendenti e si è impegnata a creare altri centomila posti di lavoro nei soli Stati Uniti nell’arco di un anno e mezzo. Nessuna società americana ha mai raggiunto simili dimensioni nel giro di vent’anni dalla quotazione in Borsa. E la corsa allo sviluppo record, di città in città, non è finita.

AAA…Grande città nordamericana da almeno un milione di abitanti cercasi per un secondo quartier ge-nerale. Amazon ha lanciato ieri un vero e proprio bandodi concorso per costruire quello che ha battezzato modestamente con la sigla HQ2. Ma che in realtà promette un investimento da ben 5 miliardi di dollari e le creazione di fino a 50.000 posti di lavoro. Un alveare per una seconda, grande sede di importanza gemella alla prima, assicura, nel cuore della natale Seattle – grazie a cui meglio dirigere la propria continua e ambiziosa espansione, dal commercio elettronico ai servizi cloud. Amazon – forte di un’influenza oggi allo zenithdopo la  maggior acquisizione della sua storia, i supermercati di fascia alta Whole Foods per 13,7 miliardi – ha chiesto alle metropoli statunitensi e non solo di farsi sotto con proposte e offerte per convincerla a dar vita al nuovo campus lungo le loro strade e le loro downtown. Incentivi e sgravi fiscali saranno i benvenuti; anzi, ha fatto sapere l’azienda, giocheranno un ruolo essenziale nella scelta. Così come farà un clima di business «favorevole e stabile». Accanto ai preferiti criteri «urbani», che devono consentire di attirare a trattenere facilmente i dipendenti. «Siamo entusiasti del progetto di trovare una seconda casa», ha dichiarato l’amministratore delegato e fondatore Jeff Bezos. L’annuncio ufficiale, fedele alle sue radici online, è poi comparso sul sito di Amazon: «Submit your proposal», si legge a grandi caratteri. Ancora:contattateci «se rappresentate una autorità per lo sviluppo economico di una città o di una regione del NordAmerica». Un invito pressante. Amazon non ha intenzione di tergiversare: ha fissato la scadenza per farsi avanti al 19 ottobre. E una scelta tra i candidati è prevista l’anno prossimo. Per stimolare le proposte, che secondo gli analisti arriveranno numerose, ha snocciolato qualche cifra sull’impatto immaginabile del nuovo quartier generale: a Seattle, calcola Amazon, la sua presenza ha generato 38 miliardi di dollari per l’economia locale nel giro degli ultimi sei anni. Per ciascun dollaro investito dal gruppo, ha portato in dote 1,40 dollari alla città. 

Nel caso di Amazon è l’impresa a porre in concorrenza le amministrazioni territoriali per individuare quella disposta a offrire le condizioni migliori per un investimento da 5 miliardi di dollari e 50mila nuovi posti di lavoro. Il bando è preciso nel descrivere l’intervento anche in termini di tempistiche dell’investimento e le condizioni di partecipazione. Vi è anzitutto una descrizione dell’azienda e della propria sede di Seatte il cui investimento ha generato dal 2010 al 2016 un indotto di ben 38 miliardi di dollari a favore del territorio. Segue una indicazione dei criteri di scelta tra i quali un’area metropolitana di oltre un milione di abitanti, un ambiente stabile e “business-friendly”, un tessuto urbano o suburbano idoneo ad attrare dipendenti altamente qualificati (con salario medio annuo di centomila dollari), un sito già predisposto per un insediamento industriale e ben collegato con le reti di trasporto, una connettività in fibra elevata, ecc. Fattori rilevanti sono anche la qualità della vita nella comunità e l’offerta culturale. Conta altresì la presenza di istituzioni universitarie specializzate soprattutto nelle discipline tecniche e scientifiche di interesse di Amazon. Il bando richiede una individuazione analitica di tutti gli incentivi fiscali, tariffari e non tariffari che le autorità pubbliche sono disposte a offrire e informazioni sulla normativa giuslavoristica, inclusi eventuali livelli minimi salariali. Le offerte dovranno essere presentate entro il 19 ottobre in cinque copie cartacee e Amazon si riserva di condurre una negoziazione con uno o più proponenti in vista dell’aggiudicazione e della stipula di un contratto. Non servono altri particolari per descrivere questo “mondo alla rovescia”. E sorge l’interrogativo se tutto ciò sarebbe possibile in Italia. Un primo ostacolo è certamente rappresentato dalla limitata autonomia fiscale e tariffaria delle amministrazioni regionali e locali che dunque non potrebbero proporre condizioni particolarmente favorevoli. Anche l’assetto urbanistico non è pienamente disponibile se non altro perché i piani regolatori richiedono la doppia approvazione del comune e della regione. In ogni caso, contrattualizzare condizioni di insediamento con un impatto così rilevante richiederebbe l’assenso preventivo di numerose amministrazioni ciascuna titolare di prerogative autonome. I tempi medi delle conferenze di servizi sembrano poco compatibili con quelli delle imprese multinazionali. Insomma, uno scenario alla Amazon rientra da noi nel futuribile. Ma la questione dell’attrattività dei nostri territori resta attuale e attende soluzioni efficaci.